E’ il 17 luglio la scadenza limite entro il quale pagare la tassa sugli affitti brevi, quella che riguarda sia chi dà in locazione un immobile da privato, sia gli intermediari.
L’Agenzia delle Entrate ha infatti diffuso il provvedimento che regola le modalità di comunicazione dei dati per la nuova cedolare secca del 21%.
Non si tratta di nuova tassa: chi affitta un immobile era tenuto a pagarne le imposte anche prima, ma il fatto che qualora l’affitto fosse più breve 30 giorni non dovesse essere registrato favoriva l’evasione.
L’Agenzia delle Entrate spiega che per affitti brevi si intendono quei contratti di affitto di una durata massima di 30 giorni, stipulati da persone fisiche (ma al di fuori dell’attività d’impresa), direttamente o tramite intermediari anche online (Booking, Airbnb, Tripadvisor…).
Ai redditi derivanti da questi contratti, stipulati dal 1° giugno 2017, si applicano in via opzionale le disposizioni relative al regime della cedolare secca con l’aliquota del 21%, sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali sui redditi derivanti dalla locazione. Quindi parliamo di una ritenuta del 21% sull’ammontare dei corrispettivi lordi dei contratti di locazione breve.
Solitamente paga chi dà in affitto, ma nel caso di portali come Airbnb sono invece i soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare, anche online, a dover comunicare al Fisco i dati sui contratti, oltre a trattenere una somma pari al 21% se intervengono nel pagamento o incassano i corrispettivi.
La ritenuta sarò operata a titolo di imposta se si opta per la cedolare secca, oppure a titolo di acconto se durante la dichiarazione dei redditi il beneficiario non sceglie la cedolare. Agli intermediari va anche il compito di certificare e dichiarare le ritenute. Airbnb e gli altri portali similari, quindi, dovranno quindi comunicare il nome, cognome e codice fiscale del locatore, la durata del contratto, l’importo del corrispettivo lordo e l’indirizzo dell’immobile.
Lo Studio Anchora è a disposizione per eventuali approfondimenti.