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Studio Anchora

Crowdfunding anche per le PMI non innovative


Grazie al nuovo regolamento Consob sull'equity crowdfunding è stata estesa a tutte le piccole e medie imprese italiane (PMI), e non solo più alle start-up e alle Pmi innovative, la possibilità di raccogliere «capitali di rischio» sul web grazie al finanziamento collettivo.

Pertanto tutte le PMI con un progetto di business possono chiedere attraverso le diverse piattaforme online di crowdfunding (piattaforme di raccolta fondi direttamente dalle persone fisiche che credono nel progetto; incrociando direttamente domanda e offerta di finanzimenti) la possibilità di finanziare il proprio progetto imprenditoriale.

Le PMI, oggetto del nuovo regolamento, possono essere:

  1. o microimprese con meno di 10 dipendenti e un fatturato (oppure un totale di bilancio) inferiore a 2 milioni di euro;

  2. o piccole imprese con meno di 50 dipendenti e un fatturato (oppure un totale di bilancio) inferiore a 10 milioni di euro;

  3. o medie imprese con meno di 250 dipendenti e un fatturato non superiore a 50 milioni (oppure un totale di bilancio non superiore a 43 milioni di euro).

Le aziende che intendono utilizzare questo canale possono pubblicare il loro progetto su una delle 22 piattaforme autorizzate in Italia, spiegando il modello di business e il target di raccolta economica che intendono raggiungere.

In Italia oggi sono attive 22 piattaforme di equity crowdfunding: Mamacrowd, CrowdFundMe, StarsUp, Next Equity, Equinvest, Invest-re, WeAreStarting, OPStart, Action Crowd...

In caso di buon esito della campagna di raccolta, l’impresa incassa gli investimenti offerti dai finanziatori e procede con il business plan presentato agli utenti. Se la raccolta resta al di sotto del suo target, gli investitori recuperano il denaro che avevano versato (in genere custodito, fino ad allora, presso una banca depositaria).

A livello internazionale le piattaforme più utilizzate sono: Kickstarter, Indiegogo, Angelist.

Perchè finanziarsi tramite le piattaforme online?

Le piattaforme permettono alle startup di diversificare i tipi di investitori, allargando la base a potenziali investitori che altrimenti non avrebbero avuto accesso all’aumento di capitale. Peraltro, possono anche essere emessi tipi di quote con privilegi diversi, in funzione per esempio dell’entità dell’investimento (quote A e quote B).

Gli investitori che contribuiscono alla raccolta ottengono un titolo di partecipazione all’azienda, accedendo a tutti i diritti patrimoniali e amministrativi che ne conseguono. I titoli assegnati variano a seconda della cifra versata: maggiore è l’investimento fatto, maggiore sarà la quota detenuta al termine della campagna. In ogni caso, i finanziamenti arrivano al destinatario solo se la raccolta va a buon fine e raggiunge i target fissati dall’azienda (vedi le schede successive). In caso contrario, il denaro torna ai finanziatori.

Le piattaforme di equity crowdfunding permettono a startup/pmi innovative di raccogliere capitali da tutto il Paese in maniera facile e veloce. Chiunque può investire direttamente da casa, senza che l’investitore debba passare da notai o camere di commercio.

Lo Studio Anchora è a disposizione per approfondimenti.

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